Pubblicato nel mese di Marzo 2014 su “iN Magazine”

(Dopo le immagini puoi leggere la trascrizione dell’articolo)

Prospero Dente, giornalista siracusano, fondatore e direttore del neonato mensile d’opinione “iN” mi ha affidato a, la rubrica “iNResponsibility” per affrontare i temi della Sostenibilità, della reputazione, della responsabilità sociale d’impresa, della valorizzazione del territorio, della gestione partecipativa e della creazione del valore condiviso tra industria e territorio. La chiave di lettura è quella di fornire spunti di riflessione che possano diventare proposta. Prospero ed io collaborato all’implementazione di un progetto di Sostenibilità basato sulla gestione partecipativa nella Provincia di Siracusa nel 2010.

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  “La responsabilità sociale d’impresa ha un problema: è nata vecchia”. Questa affermazione è stata pronunciata alcuni anni fa da una giovane e brillante collaboratrice mentre stavamo cercando di capire come far comprendere alle imprese che una gestione sociale e ambientale virtuosa porta anche benefici economici. Provocati da quella riflessione apparentemente lapidaria ci siamo messi al lavoro. Abbiamo identificato le azioni che definiscono le imprese responsabili: asili nido aziendali, attenzione all’ambiente, edilizia sostenibile, sostegno alla maternità, salute e qualità nel luogo di lavoro, green procurement, riduzione dei prezzi. Siamo quindi andati a ritroso nel tempo a cercare chi per primo avesse adottato quelle soluzioni. Abbiamo trovato la Tessitura Crespi che nel 1877 costruì un paese nelle adiacenze della fabbrica per i propri operai. Oggi il cuore del paese è protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Abbiamo incontrato Henry Ford che, nel 1916, per perseguire il sogno di dare una automobile ad ogni americano, scontava gli utili diminuendo il prezzo della celeberrima Ford modello T. Contemporaneamente i suoi operai erano i metalmeccanici più pagati dell’Unione. Abbiamo studiato Adriano Olivetti che nella sua visione riconosceva nei lavoratori la chiave del vantaggio competitivo per la sua azienda e nell’integrazione tra la loro vita lavorativa e privata un elemento cruciale per favorirne la crescita e lo sviluppo personale oltre che professionale. Abbiamo letto il Credo di Johnson & Johnson scritto da Robert Wood Johnson. Nel 1943, in pieno conflitto mondiale, scriveva “dobbiamo tenere a mente di mettere i nostri dipendenti nelle condizioni di rispondere alle loro responsabilità familiari  … dobbiamo mantenere in ordine le proprietà che abbiamo il privilegio di utilizzare, proteggendo l’ambiente e preservando le risorse naturali … i nostri azionisti devono ottenere un ritorno equo”. Esempi emblematici. Accaduti in epoche diverse, in luoghi separati da un oceano, sono accomunati dall’essere accaduti per volontà di imprenditori illuminati che hanno messo l’uomo al centro della loro impresa. Allora non si parlava di sostenibilità. Né di responsabilità sociale d’impresa. Ma, prescindendo dai significati e dalle definizioni, quando si parla di sostenibilità o di responsabilità sociale d’impresa si sta parlando di qualità, efficienza dei processi, innovazione, valorizzazione del territorio, delle comunità locali e del capitale umano, di gestione partecipativa attraverso il coinvolgimento dei portatori di interesse (Stakeholder). Gli imprenditori illuminati non cedono alla crisi facendosi tentare dalla finanza e dalla spasmodica ricerca dell’efficienza attraverso i tagli del personale. Come ha fatto il re del cachemire Brunello Cucinelli che, nel 2012, quotandosi in borsa ha dichiarato: “abbiamo voluto dare un premio a chi è cresciuto insieme a noi”. E ha condiviso 5 milioni di utili con i 783 dipendentiche nella busta paga di dicembre hanno ricevuto 6.385 euro in più. Un messaggio assordante. Entrando nel cinico mondo dei mercati finanziari Cucinelli ha voluto affermare la centralità dell’uomo nella sua azienda. Sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa possono essere termini vecchi, giovani nati vecchi o essere solo di moda. La verità è che la loro storia e quella del loro contributo alla creazione del valore è lunga tanto quanto la storia dell’industria. Mentre leggevo il messaggio personale che Prospero Dente mi ha aveva inviato su Facebook per annunciarmi la nascita di “iN” ero felice fino all’emozionarmi per l’amico che si lanciava in un progetto editoriale del quale posso immaginare la portata. Felicità divenuta gioia e orgoglio quando, nelle ultime righe, mi invitava a partecipare affidandomi la rubrica che state leggendo. Non ho avuto dubbio alcuno. Ho accettato all’istante. Senza esitazione. Tornare a “lavorare” con un amico dello spessore di Prospero era già un motivo sufficiente. Ma con “iNResponsibility”mi stava invitando a continuare la strada della sensibilizzazione delle istituzioni, delle imprese e del territorio della provincia di Siracusa sui temi della sostenibilità. Un percorso che abbiamo avviato nel 2010 lavorando per il gestore del servizio idrico. All’inizio inconsapevolmente. Collaboravamo rincorrendo gli eventi. Poi, entrati in confidenza, è nato il progetto di miglioramento del servizio parallelamente alla sensibilizzazione del territorio sui comportamenti sostenibili. Un progetto ambizioso. Per alcuni troppo. Migliorare il servizio grazie alla partecipazione dei portatori di interesse. Fino a quando ci è stato concesso operare abbiamo dimostrato non era un’utopia. Quando l’ambiente ha bloccato la nostra iniziativa ci siamo ripromessi che avremmo battuto tutte le strade per continuare a sensibilizzare la provincia di Siracusa sul tema della gestione sostenibile. “iNResponsibility” è la continuazione di quanto iniziato quattro anni fa. Concludo rispondendo ad una domanda latente. Perché un milanese, per di più disabile, dovrebbe profondere energie per discutere di sostenibilità aziendale e gestione partecipativa nella provincia di Siracusa? La risposta è tanto semplice quanto vera. In quei sette mesi, da marzo a settembre 2010, la provincia mi si è insinuata sotto la pelle. Ho avuto il privilegio di vederla attraverso gli occhi di chi la ama: Michele, Concetto, Alessandro, Paolo, Vincenzo, Mario, Sebastiano, Peppe, Enrico, Emanuele, Nuccio. E sopra a tutti Roberto ed Enzo. Ammirando l’Ortigia dal Belvedere ricordo, spaziando verso destra, la bellezza del Plenmirio, della zona turistica, di Palazzolo, di Noto: il territorio. Verso sinistra lo sguardo è ostruito dai camini del petrolchimico di Priolo: l’industria. Territorio e industria. Gli estremi tra i quali si muove la sostenibilità aziendale. In mezzo, l’uomo e la bellezza che gli sopravvive da due millenni. Territorio e industria, l’uomo e la bellezza. Un laboratorio. Per chi ha il coraggio di volerlo vedere.