Pubblicato su Italia Circolare il 23/09/2019

Sono stati necessari quarant’anni e l’impegno incessante di studiosi, ricercatori e imprenditori illuminati per mandare in soffitta Milton Friedman, l’economista premio Nobel che aveva dichiarato che “l’unica responsabilità sociale dell’azienda è fare profitti”. Dal 1970, l’anno della “triste” affermazione, le multinazionali per quattro decadi hanno “attentato” all’ambiente, vessato i dipendenti, ignorato sistematicamente gli stakeholder. E hanno gestito le risorse del pianeta in modo scellerato. Le stime aggiornate, infatti, ci dicono che nel 2050 per soddisfare le esigenze della popolazione mondiale, stimata in 9,5 miliardi di individui, ci vorranno tre pianeti terra. Il “Club di Roma” con il suo rapporto “I limiti dello sviluppo” (1972) aveva cercato di mettere in guardia il mondo. Friedman era arrivato prima. E dall’alto della sua autorevolezza aveva fornito alle aziende l’alibi per poter agire indiscriminatamente.

L’urlo di dolore del pianeta però è arrivato, finalmente, nei consigli di amministrazione e Milton Friedman è stato “defenestrato”. 181 multinazionali statunitensi che aderiscono alla Business Roundtable, un’associazione di amministratori delegati che ha lo scopo di promuovere la crescita dell’economia statunitense attraverso politiche pubbliche efficaci, hanno risposto il 19 agosto sottoscrivendo una dichiarazione congiunta nella quale si impegnano nei confronti di tutti i loro stakeholder a trasferire valore ai clienti, investire nelle proprie persone con, per esempio (nda), compensi adeguati, formazione e favorendo l’inclusione, gestire correttamente ed eticamente i rapporti con i fornitori, sostenere le comunità nelle quali operano e generare valore di lungo periodo per gli azionisti.

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