Si chiamano Mia e Roberta. Americane. La prima del Minnesota. Roberta californiana. Le incontro all’Università di Scienze Gastronomiche (UNISG) nella cornice di Pollenzo (Cuneo), dove stanno studiando. Stiamo realizzando l’analisi di materialità del primo bilancio di sostenibilità dell’Ateneo. La sostenibilità non è solo un tema gestionale in UNISG è un architrave della formazione delle donne e degli uomini prima che dei professionisti. È un elemento portante nel piano didattico. E non poteva essere altrimenti nell’Ateneo voluto da Carlin Petrini.

Abbiamo parlato di sostenibilità e di tutte le sue implicazioni. Ho chiesto loro di definirla. Mia, 22 anni, è stata sorprendente. Prima di rispondere prende tempo con il classico “this is a good question”. Poi enuncia: “essere sostenibile per un’organizzazione significa essere in grado di interpretare il presente e prepararsi alle condizioni che caratterizzano il  futuro. L’organizzazione sostenibile è quella che si posiziona tra il territorio e la comunità dalle quali acquisisce le informazioni per prosperare”.  (Mia Frances Rocco, 2019).

I giovani sono un patrimonio di idee e di punti di vista che non ha uguali. E soprattutto ci completano. Penso all’autoreferenzialità dei convegni, delle tavole rotonde, dei seminari, dei workshop sulla sostenibilità dove noi cosiddetti “esperti”, studiosi e saggi ci parliamo addosso. La freschezza delle idee, l’intuito, la capacità di affrontare un tema in modo diverso da chi lo studia da anni sono una fonte dalla quale abbiamo il dovere di attingere a piene mani. D’altra parte se la sostenibilità è anche garantire alle generazioni future di soddisfare le loro esigenze, coinvolgiamole fin da ora.